Sorvolando pesantemente sulla versione italiana (dal titolo ignobile agli insulsi accenti regionali nostrani, per finire a ridicoli dialoghi politicamente corretti), FRITZ THE CAT rappresenta uno spartiacque fondamentale per il cinema d’animazione, per adulti ma non solo. Senza una trama ben definita, il film di Bakshi (The Lord of the Rings, Wizards, Coonskin, Fire and Ice), ispirato al celebre fumetto del geniale Robert Crumb (il quale non amerà mai questa pellicola), fotografa diversi aspetti sociali e culturali americani della seconda metà degli anni ’60, come la libertà sessuale, la cultura hippy e la questione razziale, questa ancora attualissima ai giorni nostri. Problematiche e rivoluzioni culturali che troveranno nell’universo antropomorfo con protagonista il gatto ipersessuale Fritz, un neo laureato (forse) amante delle orge ma anche degli eccessi a base di alcol e stupefacenti, Questo però non lo frenerà in improvvisate battaglie per l’uguaglianza tra bianchi e neri americani (in questo caso rappresentati da dei corvi), ad attaccare la polizia (raffigurati come dei maiali) o finire ingenuamente in attacchi terroristici per mano di suprematisti bianchi. Il tutto però sempre e solo in salsa ironica e satirica, con frecciate graffianti sia al potere governativo che alle minoranze, spesso destinate a combattersi tra loro per futili motivi. Se dal punto di vista estetico l’opera di Bakshi accusa il peso del tempo (basti pensare che solo un anno dopo vedeva la luce dall’altra parte dell’oceano quel capolavoro senza tempo di BELLADONNA), le scene di sesso sfrenato, spesso goliardico e bizzarro, finiranno per portare il film ad essere il primo VM18 d’animazione degli USA. Questo non gli impedirà di diventare uno degli incassi più clamorosi dell’epoca. Per quanto concerne la figura di Fritz, il suo essere debosciato, amico di tutti (dai neri ai nazisti) e super eccitato (le scene con la donna corvo sono super esilaranti), rappresenta la meglio le figure giovanili di fine anni ’60, contestatori ma sempre pronti alla festa. Un film non perfetto ma fondamentale per la storia del cinema d’animazione lontano dagli stereotipi disneyani. Fondamentale! VALUTAZIONE 3,5/5
H.E.
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