LO SQUARTATORE DI NEW YORK (che chiude probabilmente l’epoca d’oro del cinema di Lucio Fulci) rimane ancora oggi uno delle opere cinematografiche italiane più estreme e scioccanti di sempre. Nonostante il massacro della critica dell’epoca, il film, giustamente, finì per diventare nel tempo uno dei cult più apprezzati del regista romano in tutto il mondo, influenzando pesantemente decine di registi avvezzi all’horror estremo (e non solo) esplosi poi nel nuovo millennio. A New York un serial killer di modelle e donne attraenti sta seminando il panico. Il suo modus operandi, sventare le sue vittime dalla vagina in su, associato alla voce di paperino che usa prima di mietere le sue vittime e prendere in giro la polizia, costringe quest’ultima, nella persona del tenente Fred Williams, a chiedere aiuto ad un noto psichiatra e professore universitario, il dott. Davis. Ad alimentare le speranze di catturare il feroce assassino arriva in soccorso della polizia una ragazza, Fay Majors, la quale riesce a fuggire al famigerato squartatore ……Dopo dieci anni dal suo massimo capolavoro (non certo l’unico tra i due film), NON SI SEVIZIA UN PAPERINO, Fulci, oltre a citarlo on maniera intelligente in questo film, sembra addirittura proseguirne alcune tematiche psicologiche, legate al torbido e alle oscurità della mente quando sono ben nascoste dalla luce del sole. Quale miglior luogo una metropoli moderna, vivissima e incline alla perversione (dis)umana), come New York, caratterizzata da una criminalità straripante e ormai fuori controllo. il terrorista dei generi, mai come in questo caso questa auto-definizione di Fulci (presente nel film con un cameo) appare consona a questa pellicola, ha come punto di partenza il giallo/thriller all’italiana degli anni ’70, per evolversi poi ed esplodere in un horror estremo grondante sangue e ricco di sfumature. Ad arricchire il tutto ci pensa poi una tensione psicologica costante e diabolica, condita da elementi BDSM ed erotici tesi sempre ad accentuare, collegandosi a quanto accennato in precedenza, a quanto sia impossibile frenare gli istinti umani più inclini alla perversione sessuale. Ovviamente ad attirare prima critiche da parte dei perbenisti e parrucconi dell’epoca, ed esaltare poi i suoi seguaci, abbiamo scene gore e splatter da capogiro, senza dubbio tra le più estreme visionate sul grande schermo (occhi e seni lacerati, bottiglie nella vagina, corpi dilaniati e una violenza irrefrenabile e selvaggia priva di umanità, come scopriremo nel finale, figlia di una rabbia repressa e folle invidia impossibili da contenere. THE NEW YORK RIPPER (titolo internazionale), film visivamente spettacolare ed estremamente stimolante, è anche figlio del cinema precedente dello stesso Fulci. Non solo horror sadico amplificato da effetti speciali shock, bensì vi ritroviamo anche quell’atmosfera criminale e torbida da poliziesco all’italiana, fondata su depistaggi e colpi di scena, che caratterizzò uno dei suoi film più originali della sua sterminata filmografia, LUCA IL CONTRABBANDIERE. In particolare vengono mostrate le debolezze umane anche da parte di chi non dovrebbe avere (nel mondo del cinema ovviamente) scheletri nell’armadio (un poliziotto che va con le prostitute o un professore universitario che nasconde la propria omosessualità). Elementi mai lanciati a caso, in quanto torneranno prepotenti nel corso della pellicola (ved. la succitata scena estrema citata sopra). Epilogo finale da paura ed assai pessimista, dove non c’è spazio per baci e abbracci ma solo per un’accettazione misera del male che ha pervaso nel profondo il serial killer di turno. Pellicola micidiale imprescindibile per ogni appassionato di horror …… estremo! VALUTAZIONE 4,5/5
H.E.
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