Il cinema italiano dei tempi d’oro e più amato dal popolo estremo, quello degli anni ’70, rappresenta una miniera d’oro ed un pozzo senza fondo di perle assolute e potenti ancora oggi, anche a distanza di 40 anni. Tra le tante meraviglie cinematografiche di quel decennio IL PROFUMO DELLA SIGNORA IN NERO merita un posto di rilievo, in quanto ha influenzato diversi film e registi successivamente, non solo del cinema di casa nostra. Un film all’epoca criticato ed accostato troppo frettolosamente al genere giallo, il film di Barilli racchiude un’infinità di generi e categorie cinematografiche difficilmente catalogabili, in quanto è costruito come un enorme labirinto multidimensionale, che mescola continuamente la forma e la struttura narrativa, mascherata forse per comodità da thriller giallo e misterioso, tanto in voga in quel periodo.
Un insieme di scatole cinesi e di porte nella mente che finiscono, una volta aperte, per condurre ad altre porte e scoperte scomode, mai completamente chiare e che difficilmente conducono a verità assolute. Profumi e oggetti visionati nel presente di Silvia, proprio come accade nella realtà, finiranno per farle riaffiorare ricordi sepolti e chiusi in scrigni simili a innumerevoli matrioske, destinate quest’ultime a espandersi in un mondo che naviga tra visioni distorte e incubi terrificanti ad occhi aperti, dove l’incrocio tra surreale e ricordi anticipa quel cinema tanto caro a David Lynch, in particolare Mulholland Drive e Lost Highway. Una sovrapposizione unica tra presente e passato, tra desiderio di dimenticare e volontà indotta a ricordare in maniera distorta eventi e persone volutamente offuscate a proprio piacimento. Questo è IL PROFUMO DELLA DONNA IN NERO, un ‘Alice nel paese delle proprie paure’ e negazione del proprio passato, destinato sempre a ritornare a galla di prepotenza, peggio ancora se indotto attraverso una forzatura della mente con metodi tribali, satanici e personalità multiple. Un THE NEON DEMON primordiale, dove il segreto nascosto in un corpo fisico necessita di un’espiazione corporea estrema, viscerale e selvaggia primordiale, attraverso però un’azione collettiva e congiunta. Il crescendo finale del film ci trascinerà su terreni estremi inaspettati, esoterici e cannibali, che ribaltano le poche certezze acquisite in precedenza durante la visione. Musiche, cromature, luoghi spettrali, atmosfere irrazionali e recitazioni importanti, promuovono questo grande film italiano, il quale prende probabilmente ispirazione dal cinema del primo Polanski e da quello del gigante Hitchock, dove la paranoia padroneggiava alla grande, ma si distingue per originalità nella stratificazione e fusione continua di ricordi inquietanti, incubi terrificanti e realtà continuamente messe in discussione. Dove le certezze non esistono e la verità assoluta viene continuamente stravolta, colpa e merito di alcuni paradossi temporali o premonizioni inquietanti che fanno capolino più volte nella tragica storia di Silvia. Un thriller psicologico con venature horror affascinante e forse mai giustamente osannato, cha lascia, a fine visione, confusi ma estremamente soddisfatti e felici! VALUTAZIONE 9,5/10
H.E.