Il primo capitolo della ‘trilogia della glaciazione’ (completata da ‘Benny’s Video’ e ’71 frammenti di una cronologia del caso’) è un’opera, oramai trentennale, micidiale e feroce nonostante l’apparente calma e noia iniziale, mostrata attraverso una quotidianità scialba e assai banale di una famiglia borghese come tantissime altre dell’Austria di fine anni ’80.
Opera divisa in tre parti (1987, 1988 e 1989, segue in maniera particolare, prima senza mostrare i volti, poi in maniera sempre più ravvicinata e scrupolosa, la vita in apparenza normale di una coppia benestante, Anna e Georg, e della loro unica figlia Eva. La famiglia, senza dire nulla a parenti ed amici, progetta di trasferirsi in Australia, in quanto sembra sempre più soffocata dalla vita austriaca, fatta di depressioni e noia mortale. In realtà i due coniugi, stanno progettando da tempo qualcosa di ben più estremo e sinistro che un viaggio verso una meta lontana …..
Ispiratosi ad un tragico fatto di cronaca realmente accaduto, come per gli altri capitoli della trilogia, Haneke parte non dal fatto tragico ma da lontano, mostrando gli orrori di una quotidianità automatizzata e misera di contenuti, privata dell’anima e riempita da cose materiali e oggetti destinati al deterioramento inevitabili.
I sintomi di questo malessere li conosceremo attraverso la lettura di una corrispondenza imminente e forse mai completata, oppure attraverso le finte malattie, la cecità prima il prurito ossessivo poi, della piccola Eva.
L’ultimo capitolo, quello più distruttivo dove il malessere raggiungerà picchi estremi da mal di stomaco, risulterà stranamente liberatorio e l’unico possibile per una coppia incapace di ritrovare la retta via e scombussolata dagli eventi che la stanno travolgendo, interni ed esterni, in quanto il cambiamento politico a cavallo dei decenni ’80 e ’90 del secolo scorso, hanno inciso non poco sulle dinamiche emotive e sociali delle famiglie europee dell’epoca.
Un’opera dove le metafore simboliche si sprecano, denunciando un malessere invisibile ma reale della società occidentale, messo in risalto da una scena che destò parecchie grane al regista e scatenò diverse polemiche, ovvero quella dei soldi buttati nel cesso. Una visione di Haneke semplice quanto estrema di come il denaro conti più di qualsiasi cosa nella nostra epoca moderna, anche della vita stessa.
IL SETTIMO CONTINENTE, titolo che indica una chiara utopia irrealizzabile, è un ‘disturbing drama’ moderno logorante e soffocante, destinato ad influenzare tutto il cinema europeo degli ultimi tre decenni. Estremo! VALUTAZIONE 9/10
H.E.