Richard Speck è stato un serial killer americano che divenne tristemente noto per aver rapito, torturato e ucciso otto allieve infermiere dal “South Chicago Community Hospital” di Chicago il 14 luglio 1966. Da questo macabro evento il regista giapponese Wakamatsu, con già alle spalle una decina di pellicole e venuto alla ribalta grazie allo sconvolgente e bellissimo “The Embryo Hunts In Secret” (Embrione), decise di girare un film ispirato a questa tragica vicenda americana, ambientato però nella sua madre patria.
Una notte, mentre 6 ragazze giapponesi, tutte infermiere, stanno riposando, un paio di loro iniziano ad avere un rapporto sessuale. Le altre quattro, svegliate dai lamenti passionali, iniziano a spiarle attraverso un foro nel muro.
Ora un passo indietro è obbligatorio, per tornare ai minuti iniziali, dove una serie di immagini a catena ci mostrano sia le ragazze da lì a poco protagoniste, di eventi assai brutali, che lo spietato serial killer osservare prima delle foto di una donna, probabilmente la madre e poi mentre si esercita con la pistola in riva al mare.
Una tecnica molto in voga durante i fantastici anni ’60 del cinema nipponico, è il cambio improvviso dal bianco e nero al colore (Madame O, Ecstacy of the Angels per citarne un paio). Forse mai come in questo “Angeli Violati” risulta efficace e disturbante allo stesso tempo questo improvviso cambio dal nero&bianco al colore rosso sangue. Impossibile non citare il finale del più recente AMERICAN GUINEA PIG BLOODSHOCK, opera di autori attenti e grandi cultori della cinematografia giapponese del passato.
SPOILER Le musiche, le urla strazianti delle ragazze, lo sguardo del killer, gli omicidi efferati, il dialogo finale con tanto di immaginata corsa nella spiaggia, ci faranno innamorare di questo film, mentre “l’abbraccio materno” finale, affogato nel sangue e nella morte, ci farà gridare al capolavoro, perché è questa la sensazione che ci pervade a fine visione FINE SPOILER. VALUTAZIONE 9,5/10
H.E.