IMPRINT (2006) di Takashi Miike

MASTERS OF HORROR, creata su iniziativa del regista Mick Garris, è stata una serie di film e mediometraggi realizzati per la tv americana via cavo SHOWTIME. Lo scopo era di riunire alla regia nomi celebri del panorama horror americano e non solo (John Carpenter, Joe Dante e Tobe Hooper solo per citarne alcuni). Di tutti gli episodi realizzati, alla lunga distanza, risulterà essere quello del giapponese Takashi Miike, IMPRINT, il più celebre e amato. Un mediometraggio corposo (di circa un’ora) talmente estremo e scioccante da annichilire tutti gli altri episodi della serie (realizzati, questo va sottolineato, da grandissimi registi che hanno fatto la storia del cinema, non solo horror) e perfino l’emittente che l’ha prodotto, la quale non lo mandò in onda come da programma iniziale, in quanto considerato troppo oltre per gli standard horror del pubblico statunitense. Per gli amanti dell’estremo IMPRINT, una volta uscito in DVD e disponibile a tutti, divenne oro colato per i propri palati, già rodati dall’allora filmografia del vulcanico Miike, divenuto in pochi anni autore di culto grazie a pellicole eccessive e di estrema qualità come AUDITION, ICHI THE KILLER, VISITOR Q, DEAD OR ALIVE e GOZU. IMPRINT infatti sarà figlio in parte di quest’ultima pellicola e del capolavoro AUDITION, dove torture e body horror si intrecceranno tra loro assieme a fantasy sbalzi temporali decisamente stabilizzanti. Giappone, XIX secolo. Un giornalista americano è in viaggio alla ricerca di una geisha, della quale ha finito per innamorarsi ma che ha perso le tracce da tempo. Giunto in un’isola misteriosa, una specie di bordello esclusivo, conosce una prostituta dal volto sfigurato che le confida di aver conosciuto la sua amante perduta. Incuriosito da ciò, il giornalista paga per passare la nottata con lei e scoprire cosa è successo alla sua amata. Quello che emergerà sarà un racconto che mescolerà orrore, violenza, invidia e inattese mostruosità …. Anche con solo un’ora di tempo il buon Miike spacca di brutto e finisce per sfornare uno dei suoi lavori migliori, significativi e caratteristici del suo stile inconfondibile e unico. Mistero estremo e atmosfere gotiche avvolgeranno lo spettatore lungo il corposo prologo iniziale, fino a giungere prima a torture degne dei più scioccanti BDSM del Sol Levante e poi ad un racconto nel racconto, con protagonista la voce narrante dal volto sfigurato, tra i più estremi e visionari di sempre. Miike gioca alla grande tutte le sue carte, ampiamente mostrate nei suoi lavori sopracitati, catturando lentamente ma costantemente l’interesse dello spettatore, per metterlo a dura prova man mano che si avanza con la pellicola, senza risparmiare nulla, fregandosene della censura e del (la vera morte dell’horror estremo più recente), politicamente corretto. Una favola nera moderna, dal sapore antico e ricca di amara poesia, ed una lezione di horror estremo, dove lavoro indipendente, qualità eccelsa e sotto trame si sposano a meraviglia per esaltare al meglio il male onnipresente nell’essere umano, destinato ad emergere violentemente proprio quando si cerca inutilmente di nasconderlo ad ogni costo. Un mediometraggio impossibile da dimenticare, entrato di diritto tra le opere più eccessive e anarchiche della corposa (ad oggi ha superato le 100 pellicole realizzate) filmografia del fenomenale Takashi Miike. Estremo D.O.P!! VALUTAZIONE 4,5/5

H.E.

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