IN COLD BLOOD (A SANGUE FREDDO) del 1967 di Richard Brooks

Se la letteratura ‘poliziesco-criminale’ degli ultimi 50 deve tantissimo al romanzo ‘non fiction’ IN COLD BLOOD di Truman Capote del 1966, lo stesso rapporto vale per il cinema ‘crime’ con l’adattamento omonimo del citato romanzo da parte di Richard Brooks. Una pellicola ancora lontana dalle derive splatter, exploitation e gore dei film crime e horror americani degli anni ’70, però forte di una messa in scena estrema impeccabile, resa tale da sequenze disturbanti ed agghiaccianti che lasciano poco spazio all’immaginazione, capaci di colpire nel segno dopo oltre 50 anni, di una notte di follia pluriomicida tra le più macabre e celebri della storia americana.
La storia narrata prima nel romanzo, in maniera ovviamente più dettagliata, ampia e profonda, e poi nel film in bianco e nero di Brooks, descrive gli eventi che portarono al quadruplo omicidio , del 15 novembre 1959, della famiglia Herbert Clutter nella piccola comunità agricola di Holcomb nel Kansas, da parte di Richard Eugene “Dick” Hickock e Perry Edward Smith (due ex detenuti usciti da pochi giorni con la condizionale), ed alla loro cattura e successiva esecuzione avvenuta sei anni più tardi.
Questa pellicola è scuola del cinema senza sé e senza ma. Dopo aver mostrato sommariamente i due futuri killer nei primi minuti della pellicola, la notte di follia non viene subito mostrata, bensì diventerà la chiusura quasi finale del film, quando Richard e Perry ricorderanno, attraverso l’interrogatorio della polizia dopo averli catturati, l’invasione notturna ai danni della famiglia Clutter, causata da una soffiata avuta in carcere da parte di Richard su una fantomatica cassaforte del benestante commerciante di bestiame Clutter.
La bellezza assoluta del film, girato con un bianco e nero che gioca egregiamente con tonalità di bianco e nero quasi mefistofeliche e atmosferiche musiche jazz, sembra trasformare l’efferato pluriomicidio in un pretesto per parlare e trattare di altro. Non solo sulla società americana dell’epoca, tutt’altro che perfetta ed emblema mondiale della perfezione democratica, e sull’utilità della pena di morte, grazie ad un finale emotivamente potente e straziante oggi come allora. Tutto ruota prepotentemente attorno alla figura di Perry (interpretato da uno Robert Blake in stato di grazia), alla sua vita passata, i suoi tormenti e le sue incredibili ed inaspettate lucide analisi sulla propria vita dissestata. Figlio di un padre violento (simbolo di un’America prepotente) e di una madre morta alcolizzata nel suo stesso vomito, finì in un orfanotrofio cattolico e da grande nell’esercito ma liquidato con disonore. A causa di un incidente con la motocicletta, subì danni letali alle gambe e che lo resero quasi zoppo e dipendente dai farmaci. Proprio le sue gambe diroccate (nel film afferma di essere un reduce della guerra in Corea del ’52), i flashback distorti nella sua mente, i suoi tormenti legati alla figura del padre (spesso nella sua mente molte persone prendono immediatamente le sembianze del padre, dal suo compare Richard e perfino dal boia prima di essere giustiziato) e la sua gelida visione della vita, legata solo alla possibilità di trovare in futuro il tesoro di Cortes, daranno vita ad una figura controversa, combattuta e trascinante di tutta la pellicola, destinata ad offuscare anche l’ottima prova di Scott Wilson nei panni del brillante ma viscido killer Richard.
Come anticipato in precedenza, nella parte finale, dove visioneremo l’invasione notturna in casa Clutter da parte di Perry e Richard prima, e la loro duplice esecuzione poi nei minuti finali (una delle vette estreme più alte e scioccanti del cinema estremo dell’epoca, con afferenti analisi sull’utilità della pena di morte), saranno poste le basi per il genere cinematografico ‘crime’ a stelle strisce, destinato a spopolare a breve in tutto il mondo.
In epoca recente ci saranno film e mini serie tv che tratteranno la figura di Capote di quel periodo e questo tragico evento di cronaca nera, utili per avere un quadro più ampio della storia presente in questa pellicola e sulla figura del celebre scrittore.
Pellicola superlativa e ultra cinquantennale da affiancare ai più grandi capolavori estremi e disturbanti degli anni ’60. Oltre il capolavoro! VALUTAZIONE 10/10

 

H.E.