TU HIJO (Tuo figlio) del 2018 di Miguel Ángel Vivas

Dopo l’opaco e inutile remake spagnolo del francese ‘À l’intérieur’, Miguel Ángel Vivas, autore del ferocissimo SECUESTRADOS, sceglie una strada sicura come quella del ‘revenge movie’ per tornare su livelli accettabili, impreziosendo la storyline principale con atmosfere noir, drammatiche e disturbanti, in linea con le pellicole estreme più apprezzate in tempi recenti del sempre vivo cinema spagnolo.
Jaime Jiménez è un chirurgo di Siviglia tra i più stimati, felicemente sposato e padre di due figli che ama più di ogni altra cosa al mondo. In particolare il figlio diciassettenne Macros, con il quale condivide la passione per la corsa. L’equilibrio e la stabilità di Jiménez vacillano quando suo figlio Macros diventa oggetto di un pestaggio brutale fuori da una discoteca di Siviglia. Macros finisce in coma e la sua vita è appesa ad un filo. Jaime, incapace di esternare i sentimenti di rabbia e dolore che albergano dentro di lui dopo questa tragedia, notata la cupola di omertà che aleggia attorno alla vicenda, da parte degli amici di Macros, e l’incapacità della polizia di trovare i veri colpevoli, decide di muoversi autonomamente, nonostante poco avvezzo alle indagini investigative, per trovare i colpevoli. Una volta scoperti, il desiderio di vendicarsi aumenta dentro di lui ma forse la verità tanto ricercata rischierà di sconvolgere ancora di più il già tormentato padre chirurgo …..
Revenge spagnolo che strizza l’occhio, per atmosfere e cromature, ai noir e thriller americani d’annata, HARDCORE di Paul Schrader e TAXI DRIVER di Martin Scorsese, al cinema al neon di Refn e pure al nostro UN BORGHESE PICCOLO PICCOLO di Monicelli, evidenziando così una naturale maturazione da parte del giovane regista spagnolo sempre attento al cinema d’oltre confine. Pur non rinnegando la sua forte matrice Andalusa, Vivas punta forte e quasi tutto, per quanto concerne l’originalità di questa pellicola, sulla figura martoriata del protagonista. Un uomo che appare inizialmente, come si evince dalla volontà di denunciare i maltrattamenti ad un suo giovane paziente da parte del padre, poco incline ai compromessi ed all’illegalità. Proprio come Alberto Sordi nel sopra citato film di Monicelli, o nel protagonista piangente di I SAW THE DEVIL, riuscirà anche lui a non vedere il diavolo e scendere a patti con esso per liberare l’anima nera che alberga nel suo cuore colmo di rabbia? La risposta non sarà semplice, complice una strada costellata dalla vendetta maledettamente tortuosa e piena di enigmi, sul conto suo, di suo figlio e di chi nasconde volutamente una verità scomoda e sicuramente inaspettata per buona parte della pellicola. Da buon film, il finale (merito di un’interpretazione gigantesca da parte di José Coronado nei panni del padre chirurgo) stravolgerà non poco le certezze accumulate fino ad allora. E, come nel recente (sempre spagnolo e sempre revenge) BAJO LA ROSA, ci metterà, oltre a rispondere definitivamente alla domanda posta in precedenza, con le spalle al muro.
Finale cazzuto, maschilista, politicamente scorretto e sicuramente indimenticabile! VALUTAZIONE 9/10

H.E.