Questa opera indipendente italiana, opera prima di Luca Acito & Sebastiano Montresor ed ispirata al romanzo ‘Venere in pelliccia’ di Leopold von Sacher-Masoch, è una ‘non storia’ surreale basata sui desideri nascosti, intimi e primordiali riguardanti i pensieri più estremi di un LUI e del suo inconscio. Un LUI contorto nel quale covano frammenti di impulsi primitivi onnipresenti, in maniera molteplice e diversificata, in ognuno di noi. Questi però spesso finiscono per essere accecati miseramente dal mondo confezionato su misura che circonda l’uomo (e proprio per questo impossibili da decifrare quando la mente è lucida).
Senza abbracciare un filo logico narrativo ben definito, nonostante una serie di capitoli numerati ed in sequenza, seguiamo un LUI, una LEI, un’ALTRA e diverse figure secondarie, forse specchio e riflesso delle diverse anime sessuali, torbide, contorte del protagonista e delle altre strane figure presenti nel sogno nascosto e sepolto abilmente nella sua mente.
‘Io posso amare solo chi è al di sopra di me’, recita il nostro LUI, esponendo un angolo scoperto del suo desiderio, reso tale solo dalla consapevolezza di raggiungere il piacere solamente attraverso il dolore, l’umiliazione e la tortura. Quest’ultima è fisica e psicologica, attraverso oggetti BDSM come la frusta, o sottomissioni subite da parte delle figure femminili presenti nella sua mente, desiderate ma anche temute, in un rapporto di amore e odio, terrore e desiderio, dove paura e desiderio sessuale finiranno per fondersi in maniera contorta e nervosa, modificando ruoli sessuali e razionalità in consapevolezza univoca di piacevole schiavitù e abbandono alla passione attraverso la crudeltà subita.
Per rendere tale e astratto quanto basta questo sogno, che aspira alla visualizzazione lucida del desiderio sessuale inconscio di LUI (interpretato da un attore di assoluto valore come Filippo Timi) e dove l’ambientazione asettica e lynchiana alla Twin Peaks, caratterizzata da un pavimento a scacchi in bianco e nero che rende il tutto piacevolmente weird nudità maschili e femminili (spesso volutamente ambigue) che si scontrano, si sfiorano e cercano attraverso, giochi di ruolo di coppia o multipli, intriganti intrecci erotici e sadomaso. Senza eccedere o scivolare completamente nel BDSM e rimanendo lontani dal porno, L’EREDITA’ DI CAINO riporta alla memoria le opere ‘maledette’ di Alberto Cavallone, dove la libertà sessuale e triangoli erotici finivano per mostrare il vero lato (dis)umano e sessuale delle persone coinvolte.
Se Timi è il vero mattatore di questa nevrotica pellicola sperimentale e fortemente teatrale, non è da meno la ‘Signora in pelliccia’, interpretata da una sensuale ed a tratti mascolina per l’occasione Lucia Mascino, all’epoca attrice misconosciuta al grande pubblico.
Una visione a tratti disinteressata e distaccata di una ricerca maschile della propria sessualità, o meglio ancora della smania del desiderio ossessivo che arma l’eccitazione di un protagonista incapace nella vita reale (al contrario del sogno) di raggiungere l’orgasmo del piacere.
Una pellicola completamente libera e lontana da qualsiasi schema narrativo definito, dove potere, sadismo, desiderio, ironia ed esaltazione del piacere attraverso il dolore (non solo fisico), troveranno nelle visioni di LUI una forma astratta e allo stesso tempo solida. Una perla tutta italiana assolutamente imperdibile! VALUTAZIONE 8/10
H.E.