MISS VIOLENCE, assieme a KYNODONTAS di Yorgos Lanthimos, rappresenta ancora oggi un punto di riferimento fondamentale della nuova ondata estrema del cinema ellenico, destinata questa a influenzare buona parte del cinema europeo degli anni successivi (ved. per esempio il recente FAVOLACCE dei fratelli D’Innocenzo). Se però Lanthimos è rimasto negli anni nel decennio su livelli eccelsi, lo stesso non si può scrivere per Alexandros Avranas, autore di pellicole, diversamente da questa, non eccelse oltre ad essere poco apprezzate da pubblico e critica. Grecia. Angeliki, il giorno del suo undicesimo compleanno, si suicida lanciandosi dal balcone dell’appartamento della sua ‘famiglia’. Mentre la polizia e i servizi sociali cercano di scoprire la ragione di questo apparente suicidio, la famiglia di Angeliki continua a insistere sul fatto che si è trattato di un incidente, cercando a tutti i costi di dimenticarla. Qualcosa di oscuro e tremendo si nasconde, sempre più a fatica, nel folto nucleo famigliare capeggiato dal misterioso e inquietante capofamiglia …Nonno, papà, mamma, nonna, sorelle e non solo. La confusione per buona parte di questo film regna sovrana lungo le stanze di questo appartamento greco. Tutto però risulterà estremamente funzionale e ‘logico’ alla deframmentazione prima e ricostruzione poi del castello famigliare costruito abilmente dall’orco di turno. Dopo lo shock iniziale, accennato nella trama, siamo catapultati in un contesto grottesco ma amarissimo, dove l’orrore aleggia perennemente nell’aria e finirà per esplodere, quando ne saremo ampiamente consapevoli, nell’atto finale di questo dramma a tinte offuscate ma difficilmente digeribili. Un film che sembra attingere da centinaia di eventi di cronaca neri nei quali l’orrore delle segrete stanze affiora alla luce del sole. In questa scioccante pellicola gli orrori saranno alla luce del sole ma abilmente coperti da un fragilissimo equilibrio costruito nel tempo sin dalla tenera età delle figlie/nipoti del mostro. Questo apparirà mite e mansueto fuori dal suo habitat naturale, quasi un omuncolo senza spina dorsale. Sarà proprio questo a scaturire quel sistema famigliare raccapricciante che porterà al suicidio prima e alla ribellione poi alcune figure femminili sottomesse ma non per questo inconsapevoli del mostro che le comanda. Una rappresentazione a tratti pesantemente surreale ma necessaria per descrivere al meglio quanto sia difficile penetrare in contesti socio-famigliari scivolati sin dagli albori dello sfruttamento fisico e mentale dei più piccoli, abilmente modellati come marionette da chi ne detiene i fili del potere. Uno dei film estremi, nel vero senso del termine, più inquietanti del cinema recente (dove a sorpresa L’ITALIANO di toto Cutugno finirà per fare da sottofondo ad uno dei frangenti più disturbanti) e tra i più pesi ad affrontare tematiche scomode come pedofilia, incesto, sfruttamento sessuale e violenza domestica. Forse non perfetto e graffiante come i film di Lanthimos ma ugualmente destabilizzanti! Bomba!! VALUTAZIONE 4,5/5
H.E.
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