Prima di scivolare in pacchiane produzione a stelle e strisce e immediati (e inutili) remake senza logica (proprio di questa sua opera prima in stile FUNNY GAMES di Haneke), il danese Ole Bornedal esordiva in patria con un thriller graffiante, accattivante e ricco, dal punto di vista psicologico, di personaggi perfettamente caratterizzati supportati per l’occasione da una sceneggiatura dei migliori thriller e gialli italiani degli anni ’60 e ’70. Per finanziare i suoi studi di legge, Martin inizia come guardiano notturno in un obitorio. Quando le vittime di un serial killer di prostitute vengono depositate lì, iniziano a succedere cose spaventose durante il suo turno di notte. A causa di una balorda scommessa con il suo compagno di studi Jens e di strane coincidenze, la polizia inizia a pensare che Martin sia l’introvabile cacciatore di prostitute …… Alternando frangenti scanzonati ad altri ad alta tensione, il film cambia pelle strada facendo, attraverso depistaggi, momenti assurdi e situazioni inspiegabili, finendo per riuscire a collegare tutti gli elementi, primari e secondari, abilmente disseminati lungo tutto l’arco del film. Se la prova del protagonista Martin, interpretato da un giovanissimo Nikolaj Coster-Waldau (Il Jamie Lannister del IL TRONO DI SPADE) appare a prima vista non sempre efficace, quella carismatica, forse volutamente, di Kim Bodnia (l’indimenticabile primo PUSHER di Refn) nei panni di Jens spesso oscura la figura del protagonista, attraverso una rappresentazione anarchica e nichilista portata all’estremo ma, come scopriremo nel finale, necessaria per chiudere il cerchio sulla vicenda. Un thriller psicologico tinto di giallo e con venature di puro horror (dai cadaveri all’obitorio fino alle morti estreme ad opera del serial killer) fino a disturbanti confini necrofili degni del cinema più estremo. Un film veramente d’altri tempi che purtroppo non ha trovato riscontro nelle successive opere di Ole Bornedal, destinato però a fare da battistrada a numerosi thriller estremi, a tema serial killerche spopoleranno nel Nord Europa negli anni successivi. Pur non essendo spettacolare e forse troppo incline, almeno nella prima parte, alla commedia giovanile, NIGHTWATCH (titolo internazionale) colpisce forte quando serve, regalando colpi di scena ad effetto e sottigliezze psicologiche, immerse in un’atmosfera claustrofobica al profumo di zolfo, degne dei migliori maestri di genere. Niente male! VALUTAZIONE 3,5/5
H.E.
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