Punto di riferimento del cinema coreano moderno e di svolta per il genere revenge estremo, grazie ad un intreccio di storie, dinamiche e generi cinematografici più unici che rari, con al centro la tanto amata e desiderata vendetta. Secondo capitolo della trilogia di Park Chan-wook, iniziata con Sympathy for Mr. Vengeance nel 2002 e terminata nel 2005 con Sympathy for Lady Vengeance (tre storie distinte e con unico filo conduttore appunto la vendetta), OLDBOY ne rappresenta il cuore ed è sicuramente quello dei tre ad essere destinato ad entrare nella storia del cinema, non solo estremo.
Se la trama iniziale, pur essendo misteriosa, appare convenzionale, meno lo è la narrazione lenta sempre arricchita da dinamiche quasi pop e surreali, poco avvezze negli action orientali più noti fino ad allora. Estremo, thriller, action, romanticismo, vendette trasversali, ferocia selvaggia e molto altro ancora in due ore destinate a lasciare a bocca aperta durante e a fine visione.
“Se ridi, tutto il mondo riderà con te; se piangi, piangerai da solo”. Frase emblematica ripetuta più volte dal protagonista Oh Dae-su, che sintetizza benissimo la visione personale della vita da parte del singolo, inconsapevole di essere sempre e comunque determinante dei destini di qualcun’altro. Memorie perdute e ritrovate finiranno per incrociarsi più volte, al fine di scoprire un’amara e triste verità, causata da azioni banali ed apparentemente insignificanti. Trama contorta stile rebus e destinata, per nostra fortuna, a chiudersi in maniera forte e sorprendente, lasciando pochi dubbi sulla ‘soluzione’ finale. Interpretazione poderosa da parte dell’attore Choi Min-sik nei panni del carcerato, il quale riuscirà a superarsi, questa volta nel ruolo del cattivo, nel capolavoro revenge I SAW THE DEVIL del 2010 di Kim Jee-woon. Una figura prepotente nel film che rischia di oscurare, grazie alla sua istrionica e sopra le righe parte, gli altri due protagonisti di rilievo, tutt’altro che banali e caratterizzati ed illustrati magnificamente. L’antagonista Lee Won-jin, un diavolo che incarna al meglio lo spirito del manga ispiratore di questo film (scritto da Garon Tsuchiya e disegnato da Nobuaki Minegishi) e la graziosa Mi-do, figura d’equilibrio tra i due rivali. Flashback elettrici, inquadrature pazzesche, torture e risse selvagge, denti che volano e teste fracassate con l’arma preferita da Oh Dae-su, un martello da carpentiere, ci regalano scossoni continui, alternati all’evoluzione stile scatole cinesi di questa incredibile e contorta storia di vendetta. Regia importante e quasi perfetta (la perfezione da parte di Park Chan-wook sarà raggiunta con il recente THE HANDMAIDEN), pesante a mio parere in alcuni frangenti con virtuosismi tecnici eccessivi, che per fortuna non scalfiscono la qualità eccelsa della pellicola. A completare l’opera musiche stupende e dinamiche, cromature graffianti e personaggi di contorno mai banali, con una sceneggiatura brillante ma forse troppo intuibile prima del colpo di scena finale. Film estremo fondamentale, che ti strapazza e ti cattura proprio come succede al suo folle e tormentato protagonista! VALUTAZIONE 9,5/10
H.E.