PASQUALINO SETTEBELLEZZE (SEVEN BEAUTIES) del 1975 di Lina Wertmüller Scritto il Agosto 27, 2019Gennaio 25, 2020 Facebook Pasqualino Settebellezze, il film più celebre di Lina Wertmüller (prossima nel 2020 al ritiro dell’oscar alla carriera) è un condensato travolgente e pazzesco di ironia, tristezza, gioia e mareggiate di paura di un popolo (quello italiano) costretto a navigare in un mare in tempesta come quello della seconda guerra mondiale. Opera figlia di un parallelismo, per nulla velato, tra l’Italia e l’Europa degli anni ’30 (e durante al seconda guerra mondiale) e quelle degli anni ’60 e ’70, dove l’emigrazione massiccia di meridionali (e non solo) in paesi industriali come la Germania portò a discriminazioni e scherni nei loro confronti (chiamati con disprezzo ‘itaka’ e anche peggio). Pasqualino, un uomo comune italiano soprannominato ‘sette bellezze’, diserta l’esercito durante la seconda guerra mondiale. I tedeschi lo catturano e lo mandano in un campo di prigionia, dove fa praticamente qualsiasi cosa per sopravvivere. In lunghi flashback, vediamo lui e la sua famiglia di sette sorelle poco attraenti, il suo omicidio accidentale dell’amante di una sorella, la sua confessione e prigionia, il suo passaggio calcolato in un manicomio, lo stupro di una paziente ed il suo arruolamento volontario per sfuggire alla galera ………Forte di una prova carismatica e viscerale di un Giancarlo Giannini in stato di grazia, bravissimo nel mostrare pregi e difetti dell’italiano medio quando questo viene messo alla corde e senza via d’uscita se non la morte, questa pellicola avanza inesorabile durante i difficili anni della seconda guerra mondiale, tra campi di concentramento brutali, umiliazioni e prese in giro continue. Il tutto avviene lungo un percorso di salvezza immorale ad ogni costo, priva di etica e umanità. Quest’ultima scorticata via con la forza, attraverso umiliazioni aberranti e privazioni tremende, messe in luce attraverso la forza interiore a tratti meschina di Pasqualino, forte della sua dote di latin lover sbiadito e assai squallido. L’eccesso ed il sarcasmo serviranno solo per alleviare l’estremo narrato e mostrato, in particolar modo nell’epilogo finale, nel campo di concentramento, ai danni dei prigionieri amici di Pasqualino. Il quale non si era tirato indietro in passato a macellare l’amante della sorella ma non vuole nascondere completamente il fatto agli occhi della gente, in quanto l’onore salvato vale più di una condanna all’ergastolo. Un difetto tutto italiano di voler mostrare a tutti i costi quello che non si è ma ….. che fa comodo agli occhi degli altri. Situazioni grottesche alternate ad altre estremamente drammatiche, con stupri selvaggi e azioni poco onorevoli annesse, le quali saranno una costante di una pellicola che ruota attorno al suo protagonista misero e spesso miserabile ma anche alle figure che gravitano attorno a lui. I tantissimi personaggi di contorno (l’amico soldato del nord, il prigioneiro spagnolo, la tirannica nazista, la sorella ‘bellissima’ colpevole del disononore tantissimi altri) rappresenteranno vizi, virtù, paure, coraggio e meschinità presenti in quel parallelismo storico, politico e sociale sopra citato. Musiche e canzoni (quella di Jannacci in apertura è memorabile), di valore assoluto, completeranno le particolari atmosfere presenti e saranno la colonna sonora perfetta di una storia inventata ma specchio inesorabile, fedele ed emblematico di un’Italia del passato ma sempre fedele a se stessa in quanto sembra non voler mutare mai ed affrontare con chiarezza e lucidità i demoni del passato! Pellicola fondamentale! VALUTAZIONE 4,5/5 H.E.