“E’ solo una presa in giro” Chi aveva visto in precedenza questo RAMPAGE e nel marzo 2019 si imbatteva (volutamente o per sbaglio) nella agghiaccianti visioni online delle stragi Christchurch in Nuova Zelanda, da parte dell’attentatore Brenton Tarrant, un gelido brivido nella schiena era inevitabile. Il parallelismo visivo, estetico e brutale, tra realtà e finzione, mai era apparso così vicino e sinistramente similare. Uwe Boll, regista tedesco tra i più controversi e provocatori della della nostra epoca contemporanea, sparava fuori dal suo cilindro cinematografico (spesso troppo altalenante nei risultati) un film (girato in maniera nervosa e per buona parte in presa diretta) nichilista e fortemente critico con le certezze accumulate delle società occidentale capitalista (americana per quanto concerne questa pellicola), pesantemente messa in crisi dalla crisi economica che proprio quell’anno, il 2009, l’aveva colpita duramente. Oregon, cittadina (fittizia) di Tenderville. Il ventitreenne Bill, figlio di una coppia medio borghese, una mattina come tante, durante la colazione, sembra quasi messo con le spalle al muro dai suoi genitori, i quali desiderano che il loro unico figli spicchi il volo e si trasferisca, per il suo bene, in un posto che gli permetta di maturare. I due genitori, gente onesta che paga le tasse e segue diligentemente le regole, non hanno la minima idea di cosa stia architettando il loro amato Bill. Il giorno successivo lo stesso si armerà fino ai denti, corazzandosi dalla testa ai piedi, e, dopo aver radiocomandato un furgone imbottito di esplosivo contro la stazione della polizia, inizierà a uccidere tutti quelli che incroceranno la sua strada in un giorno di lucida e premeditata follia omicida ……..Primo capitolo di una trilogia che purtroppo perderà parecchia forza d’urto nei due capitoli successivi, virando più su tematiche politico-sociali e meno sul ‘sangue’ e soprattutto l’azione estrema. Forse figlio di quelle innumerevoli stragi studentesche che hanno insanguinato l’America dal tristemente massacro della Columbine High School del 1999 in poi, questo film vira però su direzioni più ampie e anarchiche, mettendo in luce un disagio personale nato da luoghi comuni, oltre che in comode case piene di ogni che criticano quel mondo consumista e che divide il mondo in bianco e nero, e soprattutto tra quelli che ‘fanno’ e quelli che ‘prendono’, per citare l’amico (si fa per dire) di Bill. Discorsi da bar e da leoni da tastiera che il nostro protagonista farà suoi per iniziare quella strage assurda, senza senso e indiscriminata che getterà ampio fumo (la rapina in banca) sulle sue reali intenzioni, abilmente accennato da Boll solo nei secondi finali. Un regista che abilmente e in maniera intelligente cita diverse pellicole del passato. Da TERMINATOR (la strage nella caserma della polizia) a TAXI DRIVER (il monologo davanti allo specchio prima di iniziare il tutto), senza dimenticare FALLING DOWN, ampiamente citato quando in un bar il ‘doppio espresso macchiato extra schiuma’ non sarà realizzato come desiderato (Ah …. in una scena è perfino citato FORREST GUMP 😀 ). Per quanto concerne la strage (attenzione,sono complete solo nella versione UNCUT), bisogna prepararsi a visionare una serie di scene d’azione estreme e scioccanti da paura (quella nel salone di una parrucchiera lascerà senza fiato), alternate in maniera brillante ad altre sinistramente grottesche (lo spuntino nella sala bingo in mezzo a ignari e spenti vecchietti), finendo poi per una chiusura del cerchio dove il nichilismo d’assalto e d’azione, tanto esaltato nel corso della pellicola, si farà beffa della società (rappresentata in questo caso da beoti mass media) e del sistema che la sostiene. Uwe Boll spara un sasso nello stagno, pesante, massiccio e senza controllo, destinato a scuotere, come scritto all’inizio, anche chi si sente al sicuro nel suo illusorio focolare sociale. Boom! VALUTAZIONE 4/5
H.E.
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