” La conosci la storia del re pescatore? Comincia col re da ragazzo che doveva passare la notte nella foresta per dimostrare il suo coraggio e diventare re.
Mentre passa la notte da solo è visitato da una visione sacra. Dal fuoco gli appare il santo Graal, simbolo della grazia divina. Una voce gli dice: Tu custodirai il Graal, onde possa guarire i cuori degli uomini. Ma il ragazzo fu accecato dalla visione di una vita piena di potere, di gloria e di bellezza. E in uno stato di completo stupore si sentì, per un attimo,
non un ragazzo ma onnipotente. Come un Dio, allungò la mano per prendere il Graal e il Graal svanì, lasciandogli la mano terribilmente ustionata dal fuoco. E mentre il ragazzo cresceva la ferita si approfondiva. Finché un giorno la vita per lui non ebbe più scopo. Non aveva più fede in nessuno, neanche in se stesso. Non poteva amare né sentirsi amato. Era malato di esperienza. E cominciò a morire. Un giorno, un giullare entrò nel castello e trovò il re da solo. Ed essendo un semplice uomo di spirito egli non vide un re. Vide soltanto un uomo solo e sofferente. E chiese al re: Cosa ti addolora, amico? E il re rispose: Ho sete e vorrei un po’ d’acqua per rinfrescarmi la gola. E il giullare prese una tazza che era accanto al letto, la riempì d’acqua e la porse al re. E quando il re cominciò a bere si rese conto che la piaga si era rimarginata. Si guardò le mani e vide il santo Graal, quello che aveva cercato per tutta la vita. Si volse al giullare e chiese: Come hai potuto trovare quello che i miei valorosi non hanno trovato? Il giullare rispose: Non lo so … sapevo solo che avevi sete. “
Ispirato dal celebre poemetto ‘The Waste Land’ del 1922 di T. S. Eliot, THE FISHER KING rappresenta un ulteriore punto di svolta nel cinema del celebre e amatissimo regista di Minneapolis, in quanto farà da apripista alle successive pellicole visionarie (L’esercito delle 12 scimmie, Paura e delirio a Las Vegas) con protagonisti sopra le righe e una regia sempre più eccessiva e psichedelica. In una New York totalmente diversa da quella visionata in svariate pellicole anni ’80, Gilliam aggiunge un’originale cornice fantasy infarcendo il tutto di un dramma commovente prima e di un romanticismo sofferente poi, pensato come ancora di salvezza per salvare l’anima ferita di uno dei due protagonisti.
New York. Fine anni ’80. Jack Lucas è uno dei più affermati e scaltri deejay radiofonici della grande mela. Un giorno Jack, rispondendo alla telefonata di un uomo fedele alla sua trasmissione e avverso allo stile di vita degli yuppie newyorkesi, lo spinge a compiere una strage in un locale della città per poi suicidarsi.Tre anni più tardi Jack, devastato dal rimorso, ha cambiato completamente vita. Lavora, per così dire, nel videonoleggio della sua nuova compagna Anne, evitando qualsiasi contatti con gli estranei e finendo in una spirale autodistruttiva. Una sera, deciso a togliersi la vita gettandosi nell’East River sotto al ponte di Brooklyn, viene attaccato da due ragazzi che lo scambiano per un senzatetto. Quando la fine sembra vicina, in suo aiuto appare Parry, un barbone stranulato che riesce ad allontanare i due. Parry poi lo porta nel suo scantinato, farneticando sul Santo Graal, fantomatiche visioni di gnomi e un cavaliere rosso fiammeggiante da sconfiggere. Quando Jack scopre che Parry è un ex professore universitario la cui moglie è stata uccisa sotto i suoi occhi durante la strage cui Jack si sente colpevole, lo stesso decide di aiutarlo per liberarsi dal suo rimorso ……
LA LEGGENDA DEL RE PESCATORE è uno dei più grandi film degli anni ’90 in senso assoluto: capace di farci ridere e sorridere, stupire e scioccare, commuovere ed emozionare continuamente. Tra deliri mentali e favole immaginarie, il cuore del film è rappresentato perlopiù da quel senso di colpa e impotenza che paralizzerà, in maniera totalmente diversa, i nostri due protagonisti Jack e Parry, interpretati rispettivamente da due grandissimi attori in stato di grazia come Jeff Bridges e Robin Williams (in particolare quella si quest’ultimo). Forte di scene divenute memorabili (il ballo nudo di Parry a Central Park è genialità pura), una fotografia spettacolare che trasforma la vita urbana in una favola grottesca che alterna dark (il cavaliere rosso fiammeggiante che rappresenta il tragico passato di Parry è pura poesia estrema del cinema), ironia bizzarra e classico romanticismo hollywoodiamo, questo film, anche se in parte prevedibile (almeno per quanto concerne le gesta di Jack), riesce a scalfire con il sorriso anche il cuore dei più inattaccabili e insensibili al sentimento umani,m quando questo è gravemente ferito e si ripercuote pesantemente sulla psiche umana. Impossibile non citare anche la prova graffiante e geniale di Amanda Plummer nei panni di Lydia (la ragazza oggetto del desiderio del povero Parry/Henry Sagan) e quella folle, e molto in linea con le prime opere di Gilliam, di Michael Jeter.
THE FISHER KING è un ‘weird drama’ quasi unico, immortale e che si può solo amare … senza esitazione alcuna! VALUTAZIONE 5/5
H.E.
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