Dopo l’ottimo esordio con RAW, un film dove adolescenza e cannibalismo si incrociavano pericolosamente e con violenza, la regista francese Julia Ducournau prova ad alzare l’asticella dell’estremo, e anche della qualità, con il suo nuovo lungometraggio. TITANE, non solo per il successo a Cannes (i festival e premi annessi contano solo a chi fa comodo e li promuove), appare sin dai primi minuti come un involucro grezzo e sporco di tutto il cinema più estremo e weird degli ultimi 40 anni. Richiami e citazioni, volute o meno poco importa, a grandi registi affini all’horror estremo come Cronenberg, Carpenter, Lynch, Noé, Miike e Tsukamoto si moltiplicano man mano che si avanza nel percorso, tortuoso, della protagonista fino ad un finale che risulterà, a fine visione, la vera perla della pellicola. Alexia che in gioventù dopo un grave incidente per sopravvivere ha dovuto mettere una placca di titanio sulla calotta cranica, è una giovane donna amante della macchine elaborate e tamarre. Incapace di provare sentimenti per gli altri esseri umani, quasi senza motivo Alexia è un’assassina seriale, priva di movente e logica. Quando però la scia di sangue dietro di lei cresce vertiginosamente, la stessa cambia aspetto, da femminile si trasforma esteticamente in un maschio, e prova a farsi passare per il figlio scomparso di un vigile del fuoco. A rendere tutto più difficile, Alexia rimane incinta dopo aver avuto un rapporto sessuale …… con una autovettura! Come anticipato sopra, TITANE appare a prima vista come un bignami audio visivo di tutto quello cinema più estremo che mira a sconvolgere lo spettatore martoriando la carne umana dei suoi protagonisti e contemporaneamente la mente dello spettatore, costretto ad uno sforzo psicologico a tratti snervante. Se in apparenza la regista mira a mettere sul piatto le attuali considerazioni di genere e libertà sessuale, vi possiamo trovare in TITANE tantissimo altro, non sempre però messo completamente a fuoco. Dai valori sentimentali e familiari non necessariamente figli di legami di sangue, la sofferenza dell’attuale generazione alla ricerca di una propria identità, l’accettazione del ‘diverso’ a tutti i costi, la mutazione corporea al fine di essere accettati prima da noi stessi e poi dagli altri, ed infine un feticismo esagerato e per nulla convenzionale. Tutto questo è TITANE, un body horror di carne, metallo e olio motore al femminile ma rivolto a tutti, dove è possibile passare in pochi istanti dallo shock visivo più esasperato alla noia assoluta, da frangenti banali ad altri travolgenti. Un film simile a tanti ma forse uguale a nessuno, in quanto quel finale, sicuramente amato da Tsukamoto, appare come un urlo silenzioso di speranza per il futuro e figlio di un presente nebuloso e pessimista. Solo il tempo ci illuminerà meglio su TITANE, in quanto scopriremo tra qualche anno se questo sarà il nuovo ERASERHEAD, CRASH o TETSUO, o finirà ben presto nel dimenticatoio. Per ora apprezziamo una prova fuori dal comune e camaleontica di un androgina protagonista Alexia (nome per nulla casuale), una bravissima Agathe Rousselle, e una trama scorbutica, altalenante, discontinua concettualmente ma assai decisa esteticamente. Da visione obbligatoria! VALUTAZIONE 4/5
H.E.
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its online…gracias.
I riferimenti citati già bastano per farmi incuriosire, oltre a tutto il battage che è seguito dopo la vittoria a Cannes ovviamente. Non ho ancora avuto modo di vederlo, ma è sicuramente in cima alle cose che ho da recuperare.
Un CAPOLAVORO!
Finalmente un ritorno all’ extreme con i contro c…i.
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