Kasper Juhl, giovane regista danese di soli 27 anni, continua a alzare l’asticella dell’estremo e della qualità ad ogni suo nuovo lavoro. Sulla scia di tematiche già visionate nel suo ‘torture movie’ MADNESS OF MANY e utilizzando nuovamente (come per PALINDROMES di Todd Solondz e MY NAMES IS A di Shane Ryan) molteplici attrici per il medesimo ruolo, Kasper Juhl sforna un dramma estremo indipendente esteticamente avvincente, merito di una fotografia capace di catturare al meglio le tetre e gelide atmosfere nordiche abbinate a tematiche forti come la tossicodipendenza e la violenza sessuale.
Quando la giovane tossicodipendente Juliet White muore, non si trova all’inferno ma in un limbo senza tempo. Costretta a rivivere i traumi e gli abusi subiti nella vita terrena, viene guidata da una misteriosa figura mascherata, la quale, la costringe a fare i conti con quanto subito per salvare la propria anima ……
Una sanificazione estrema della sua anima sporca, contorta e virtuosa, impreziosita da un comparto artificioso che mescola sapientemente cannibalismo, erotismo, abusi sessuali, torture di sicuro impatto visivo con le catene (amatissime dal regista, come appurato in MADNESS OF MANY) e acqua (forse le migliori della pellicola), sicuramente non santa.
Una pellicola horror ed estrema realizzata con una cura maniacale dei dettagli e particolari, dove la fusione del dramma personale con l’estremo ed una parte sovrannaturale (soggettiva, perché tutto potrebbe essere frutto dei suoi ultimi secondi di vita) appare sostanzialmente riuscita, nonostante una difficoltà (a volte forzata e quindi evidente) nell’amalgamare le diverse personalità mostrate con la figura unica di Juliet.
Un vero gioiello estremo del cinema indipendente contemporaneo! VALUTAZIONE 8/10
H.E.