In un periodo storico assai fertile di pellicole horror ed estreme con protagoniste al femminile (STARRY EYES, EAT, DEVOURED, EXCESS FLESH, CONTRACTED, solo per citarne alcune), vedeva la luce DARLING, l’opera forse meglio riuscita del prolifico regista americano Mickey Keating. Un horror psicologico figlio del filone estremo tanto caro al Polanski anni ’60/’70 e al maestro David Lynch, dove realtà, sogno e incubo si incrociano pericolosamente fino a diventare una cosa unica.
Una donna viene assunta come custode di un’enorme tenuta nobiliare di New York. Quando prova a capire cosa sia successo a chi l’ha preceduta, scopre che l’ex custode si è suicidata. Pian piano, le scoperte all’interno della residenza e l’aria inquietante che si respira al suo interno porteranno la ragazza a perdere il controllo …..
Strutturato in capitoli e realizzato in un bianco e nero vivo alla Corrado Roi, la pellicola ha nella sua protagonista, interpretata da Lauren Ashley Carter, attrice ben avvezza al genere, la sua forza trainante. Questa infatti, riesce a catalizzare su di sé tutta l’ansia e paranoia dell’ambiente claustrofobico che la avvolge e la spinge lentamente verso un delirio decisamente estremo. Tra frame psichedelici e violenti strappi improvvisi, affiancati sempre da un sonoro destabilizzante, seguiamo il viaggio della protagonista verso una inesorabile discesa di follia, paranoia e violenza estrema, dove gore, torture e splatter faranno capolino in una serie di sequenze di sicuro impatto visivo.
Il finale finalmente farà luce su una storia dal sapore circolare, dove la soluzione, a pensarci bene, era evidente fin dall’inizio.
Unica pecca della pellicola, e non è poco, è la mancanza di originalità, dove gli omaggi e richiami a REPULSION e L’INQUILINO DEL TERZO PIANO, appaiono fin troppo evidenti e marcati. Nonostante questo, siamo al cospetto di un prodotto convincente, confezionato in maniera impeccabile e soprattutto …. estrema! VALUTAZIONE 3,5/5
H.E.
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