THE NUN (La Religieuse) del 1966 di Jacques Rivette

Tra i primi pilastri del genere Nunsploitation, che da lì a qualche anno avrebbe invaso i cinema di tutto il mondo (in particolare Italia e Giappone), abbiamo il capolavoro di Jacques Rivette, ‘Suzanne Simonin, la Religieuse de Diderot’ (titolo originale), pellicola considerata scandalo all’epoca della sua presentazione a Cannes e condannata dalla Chiesa cattolica. Tratto da un racconto di Diderot, THE NUN (titolo internazionale) affronta tematiche destinate a susseguirsi successivamente, come l’omosessualità tra i conventi femminili, le vessazioni e torture per chi non rispetta le regole e le presunte possessioni demoniache, le più temute in assoluto. Pur non essendo esplicito come l’altrettanto celebre e precedente ‘MADRE GIOVANNA DEGLI ANGELI’, film polacco Jerzy Kawalerowicz, tutto è sempre sottinteso attraverso dialoghi dal forte impatto critico e provocatorio nei confronti della società cattolica e istituzioni, politiche e religiose, dell’epoca dei fatti narrati (XVIII secolo) e, di conseguenza, di riflesso in quelli attuali dell’uscita della pellicola, gli anni ’60.
La trama iniziale è semplice. Nella Francia del XVIII secolo, una ragazza, Suzanne Simoni, viene forzata dalla famiglia a prendere i voti da suora ed entrare, contro la sua volontà, in convento. Scoperto di non essere figlia di suo padre, un nobile decadente, bensì di una relazione extraconiugale della madre, Suzanne finirà per ritrovarsi sola contro tutti, colpevole di volere una vita laica e di essere fin troppo bella, attirando su di sé le invidie ma soprattutto le attenzioni ‘particolari’ della madre superiore …..
Se come scritto sopra, la trama iniziale è semplice, gli eventi, tanti, che seguiranno le tormentate vicissitudini della protagonista, daranno vita e luogo a molteplici e contorti aspetti della vita sofferente di una donna desiderosa solo di essere laica e allo stesso tempo fedele a Dio, attraverso un percorso ricco di analisi sulla vita di clausura dei conventi del XVIII secolo in Francia ed alla difficile conciliazione tra potere e fede nella Chiesa dell’epoca. Grazie ad una travolgente interpretazione dell’attrice Anna Karina, nei panni di Suzanne, incredibilmente drammatica e viscerale, finiamo per essere catturati in maniera crescente nelle sue sofferenze, fragilità e paure di non riuscire a vivere una vita e, soprattutto, di non essere una persona libera incapace di sottrarsi ad un destino infernale. Di contorno la ricostruzione storico-politico di Jacques Rivette appare praticamente perfetta, dove corruzione e sete di potere, dal basso fino alle alte sfere, appaiono un appannaggio inevitabile dell’uomo, ieri come oggi. Tra continue torture, violenze e abusi, perlopiù accennati e mai completamente velati, il ritmo, per essere un film di quasi sessant’anni fa, è incredibilmente serrato e dinamico. Considerato inoltre che trattasi di un film di ben 135 minuti, sembra incredibile come scorra fluido e veloce senza mai annoiare.
In conclusione LA RELIGIEUSE è un film senza tempo, capace di turbare e affascinare lo spettatore oggi come allora, merito anche di un finale veramente notevole! VALUTAZIONE 4,5/5

H.E.

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