Pur avendo alcuni elementi in comune con altre pellicole di Salvatores, DENTI rappresenta una piacevole anomalia nella filmografia del regista di casa nostra, divenuto celebre in tutto il mondo con il film MEDITERANNEO. Se NIRVANA infatti, pur cercando di uscire dalla banalità del cinema italiano degli anni ’90, appariva un film troppo ambizioso e non proprio riuscito, con questa pellicola Salvatores mette in piedi un film degno dei migliori grotteschi italiani degli anni ’70.
Antonio è nato con due incisivi enormi. Questi denti fuori dal comune lo hanno condizionato e influenzato per tutta la vita. Dopo un litigio con la sua nuova compagna, questi si spezzano, causando una reazione a catena che lo porterà a metabolizzare un passato doloroso legato alla madre e un presente quanto mai incerto, surreale e bizzarro ….
Influenzato forse in parte dal cinema di Cronenberg, Salvatores mette in piedi un film che strizza l’occhio alla mutazione corporea destinata a simboleggiare un travaglio mentale prima e fisico poi. Un palese abbandono del complesso di Edipo del protagonista (un vulcanico, isterico e perfetto per il ruolo Sergio Rubini), attraverso un viaggio enigmatico e contorto, imperniato di flashback, sinistro erotismo, visioni oniriche e situazioni bizzarre. Quest’ultime sempre legate al suo passato, infanzia in particolare, e soprattutto i suoi incisivi enormi, capaci di trasformarsi e mutare continuamente. Da stranamente eroico (il super potere dello sputo è un perla trash) a tragico il passo è breve, ancor più quando le sedute dai vari dentisti (del presente e specialmente del passato) si trasformeranno in grottesche torture sadiche (quella con Paolo Villaggio la più assurda, gotica e bislacca di tutte), violente e sanguinarie. Nel mezzo del film una perla horror su un passato legato alla madre e annesso dentista, senza dubbio uno dei pezzi forti del film. DENTI, film stranamente poco noto al grande pubblico, rappresenta al meglio l’anima più bizzarra e sperimentale di Gabriele Salvatores, dove l’unico difetto è forse l’anestetizzante, per restare in tema, parte conclusiva. Questa risulta fin troppo ‘buonista’ e non perfettamente in linea con quanto visionato in precedenza. Nel complesso un film anomalo per il panorama italiano dell’epoca e innegabilmente riuscito! VALUTAZIONE 3,5/5
H.E.
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