MEGALOMANIAC (2023) di Karim Ouelhaj

Il cinema belga e fiammingo è, da almeno due decenni, uno dei pilastri del ‘genere’ estremo europeo. Da EX DRUMMER a THE ARDENNES, dal cinema di Fabrice Du Welz fino a quello del duo Hélène Cattet e Bruno Forzani, la qualità estrema di questa piccola nazione europea è una garanzia. Sulla scia di questa cultura cinematografica, che naviga tra horror, bizzarro e thriller psicologico, abbiamo MEGALOMANIAC, un horror estremo a 360° dove la violenza, fisica e psicologica, associata a visioni surreali tra sacro e profano si intrecciano senza tregua in un vortice di sangue, crudeltà e barbarie disumane.
Il regista Karim Ouelhaj, prende spunto dalla cronaca nera afferente uno dei serial killer più celebri del Belgio, il ‘Macellaio di Mons’. Questo killer seriale, che rimane ancora oggi senza volto, uccise e mutilò un numero imprecisato (5 quelle ufficiali) di donne tra il 1996 ed il 1997. Nei minuti iniziali della pellicola siamo spettatori di un parto simil demoniaco , dove la neonata figlia del succitato serial killer sarà affidata al fratello poco più grande. Un incipit bestiale e immerso nel sangue che ci porterà rapidamente ai giorni nostri, dove fratello e sorella, ormai cresciuti, continueranno, in maniera diversa, a percorrere sinistramente le gesta del padre ….
Classico film che brucia lentamente, attendendo il momento giusto per accendere la miccia ed esplodere. Questo incedere lento non evita per fortuna un sinistro percorso, ben strutturato e parallelo delle due vite imperfette dei due fratelli, Martha e Felix. Lei introversa e vittima di bullismo al lavoro, lui misogino e incline alla violenza estrema. L’equilibrio tra i due, con l’incesto che aleggia costantemente per tutta la pellicola, è perennemente messo alla prova attraverso diverse figure secondarie, come le future vittime, i colleghi di lavoro di Martha e visioni surreali del padre, quest’ultime che spaziano sempre tra satanismo e cristianesimo.
Se il male sembra essere ereditato, appare ancora più oscuro quando viene alimentato da fattori esterni, come il luogo di lavoro di Martha, gli assistenti sociali banali, e mai veramente interessati a risolvere i problemi, o l’indifferenza che pervade i luoghi degradati che avvolgono la sinistra casa dei due fratelli. Per rendere ancora più claustrofobica e malvagia la loro casa, il regista gioca sempre sulla doppia personalità di Martha, la quale non appare inizialmente contaminata, al contrario del mefistofelico Felix, della malvagità ereditata dal padre. Il finale non lascerà alcun dubbio a riguardo, ricollegandosi ai minuti iniziali della pellicola e chiudendo, inevitabilmente, il cerchio della storia nella maniera più perversa possibile.
MEGALOMANIAC ha tutte le carte in regola per essere affiancato alle migliori pellicole estreme europee degli ultimi due decenni, in particolare quelle dove torture, sangue, violenza domestica e legami di sangue pericolosi, trovano l’ambiente perfetto per affascinare, scioccare e disturbare gli animi più sensibili. Notevole!! VALUTAZIONE 4/5

H.E.

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