Argomento estremo per un nuovo potentissimo thriller destinato a lasciare un segno indelebile nel cinema moderno. Le famigerate ‘red rooms’ (le stanze delle torture del dark web), sono infatti lo sfondo estremo di un crime psicologico di altissimo spessore, per quanto riguarda contenuti, interpretazioni, regia, estetica e, cosa più importante, una tensione destinata a salire in maniera costante fino all’ultimo secondo.
Montreal. Una modella, Kelly-Anne, sembra affascinata dall’oscura figura di un uomo, Ludovik Chevalier, accusato di aver rapito, stuprato e ucciso tre ragazze minorenni, ed aver postato i video nel dark web. Presente al processo sin dal primo giorno, Kelly-Anne finirà per immergersi in prima persona in questo mondo estremo, cercando in maniera ossessiva il video mancante che potrebbe confermare o meno la condanna di Chevalier …..
Grazie ad uno stile che ricorda non poco registi del calibro di David Lynch, Denis Villeneuve e Nicolas Winding Refn, il giovane regista del Quebec non sbaglia un colpo, regalando, in un epoca avara di originalità, una pellicola che emana costantemente tensione e violenza estrema senza mai mostrarla veramente. L’attesa e l’immaginazione sono portate al limite, attraverso un uso fenomenale prima del racconto processuale (i primi venti minuti fanno tremare i polsi anche ai più scafati del genere estremo) e poi con il percorso anomalo e contorto della protagonista, interpretata in maniera egregia da una bravissima Juliette Gariépy, attrice canadese poco nota al grande pubblico.
Dopo aver preso per il collo lo spettatore per 90 minuti, nell’ultima mezz’ora il film riesce incredibilmente a salire ancora di livello, spingendosi su terreni pericolosi dove voyeurismo estremo, sete di conoscenza estrema e desiderio di attraversare confini illegali, finiranno per tracciare un sentiero fino ad allora nebuloso, per la misteriosa e glaciale protagonista e di conseguenza anche per lo spettatore, abilmente condotto dal regista su terreni tortuosi e spigolosi.
Tra piani sequenza mozzafiato e sguardi destinati, come scopriremo, a racchiudere l’anima dei protagonisti, serial killer compreso, Pascal Plante ci guida lungo un percorso emotivamente deciso e mai banale, dove le prime parole del pubblico ministero e dell’avvocato di Chevalier finiranno per tornare con violenza psicologica costantemente nella mente dello spettatore, fino all’ultimo secondo del film.
LES CHAMBRES ROUGES (titolo originale) è estasi estrema allo stato puro, in quanto punta i riflettori, in maniera implacabile, su quel confine debole dell’uomo dove lecito e illecito si intrecciano senza distinzione alcuna. Se trattasi di un nuovo capolavoro, sarà solo il tempo a confermarlo o meno. Alla prima visione …. sembra proprio di si! VALUTAZIONE 4,5/5
H.E.
Link: INSTAGRAM FACEBOOK LETTERBOXD IMDb TRAILER