Robert Eggers, dopo il sorprendente THE VVITCH, opera che gli ha garantito l’immortalità nell’olimpo del cinema horror, cambia ambientazione, dai boschi oscuri e misteriosi del Nord America alle impervie acque estreme dell’oceano Atlantico, personaggi, paranoici e logoranti, e soprattutto atmosfere, inclini all’epico ed al grottesco senza rinunciare però al psicologico tendente all’estremo, filo conduttore, assieme ad elementi naturali come buio e luce (naturale e non), con quelli ben presenti nella sua opera prima.Sceneggiatura originale (ad opera di Robert Eggers e suo fratello Max) che trae ispirazione da un fatto realmente accaduto (e oggetto di innumerevoli pellicole prima di questa) sul finire del XIX secolo e noto come ‘Il mistero del faro delle isole Flannan’, dove tre guardiani del succiato faro sparirono in circostanze misteriose. Lo spunto diventa marginale per avventurasi in una storia esteticamente notevole fata di paranoie, suggestioni, schizofrenie e allucinazioni, dove l’invidia e la perfidia umana diventeranno conseguenze inevitabili della paura ed ignoranza dei due protagonisti.Ephraim Winslow giunge in un ‘isolotto al largo delle coste del New England con il compito di affiancare per un mese il burbero e strano guardiano del faro Thomas Wake, un uomo che appare sin da subito un incrocio tra un capitano Achab sbiadito ed un tritone malmesso. Thomas Wake, unico dei due a poter accedere alla stanza sacra del faro, fa compiere al suo nuovo assistente i lavori più ardui, faticosi e anche strampalati, come ad esempio liberarsi la mattina delle latrine contenenti i loro bisogni. Tra racconti di mare, opportunamente ingigantiti e raccontati in maniera teatrale, ricche bevute, e momenti bizzarri, l’atmosfera, già di per sé straniante, si fa cupa quando Ephraim uccide un gabbiano. Un segno di sventura secondo Thomas, in quanto i gabbiani contengono gli spiriti dei marinai morti. Ad alleviare la solitudine e la tensione acculatasi sin da subito con Thomas, arriva in soccorso di Ephraim una statuina di sirena trovata nascosta nel suo letto. Non solo questa gli permetterà di masturbarsi , bensì finirà per trascinarlo con la fantasia in territori in bilico tra sogno ed incubo, finendo così per metterlo in difficoltà nel valutare cosa sia vero e cosa no. Questo bilico continuo inoltre lo porterà a desiderare sempre di più l’acceso al luogo proibito del luogo, la stanza del faro, la quale permette a Thomas di godere nudo di piaceri indefinibili. Lo scontro sfiorato più volte tra i due, dopo acese e controverse discussioni poco amichevoli, è dietro l’angolo e non tarderà ad arrivare ….’Prometeo, un titano amico dell’umanità e del progresso, ruba il fuoco agli dei per darlo agli uomini e subisce la punizione di Zeus che lo incatena a una rupe ai confini del mondo e poi lo fa sprofondare nel Tartaro, al centro della Terra’. Inevitabile non pensare alla figura mitologica di Prometeo, la quale serve, come il fato vero citato in precedenza, a Eggers per attraversare confini interiori dell’uomo e le perfidie ben radicate nella sua anima imperfetta, figlia di paure secolari pronte spesso a prendere il sopravvento in nome del puro istinto di sopravvivenza prima e dell’ambizione poi. Cosa c’è di meglio di un luogo isolato in mezzo all’oceano, di solo due presenze umane, di suoni e colori mortificati, attraverso un bianco e nero abilmente cromato, e di innumerevoli storie e leggende del mare per evidenziare un conflitto dell’umanità vecchio di millenni, come il potere derivato dalla conoscenza, in questo caso appunto l’accesso al faro. Un film labirintico, nevrotico e scorbutico dove tutto, da qualsiasi parte si decida di iniziare di seguirla, ci porti sempre al medesimo punto e luogo tanto ambito. Tritoni, gabbiani accecati, tentacoli lovecraftiani e sirene (interpretata questa da un’affascinante e sensuale Valeriia Karaman) diventeranno lo sfondo fantastico e delirante di questo racconto che sfiora la mitologia e se ne serve, assieme a vecchie legende del mare e preghiere pagane, per mostrare la potenza tanto temuta dell’ignoto, rappresentato al meglio dal buio rumoroso del le onde del’oceano e dalle sue tentacolari e pericolose incursioni sulle deboli menti dei due guardiani, diversi tra loro ma accomunati da una pericolosa solitudine tendente ala follia e ovviamente cattiveria. Se per buona parte l’ironia ci farà godere di siparietti grotteschi ed esilaranti tra i due guardiani, la parte finale Eggers ci trascina di prepotenza nelle atmosfere horror ammirate in THE VVITCH, dove troveranno spazio delirio, sangue e dolore. un ultimo scrosciante applauso a Robert Pattinson (Ephraim) e Willem Dafoe (Thomas), fenomenali nel trasportare lo spettatore in un mondo immaginifico che richiama, tra gli altri, anche i grandi classici del cinema horror come NOSFERATU (Arriverà mai il suo remake?) e VAMPYR, dove ombre, penombre e giochi di luce inquietanti posero le basi per il cinema del terrore dei decenni successivi. Tutto però viene rielaborato attraverso il filtro sempre più unico di questo regista, eccezionale nel partorire un’opera che profuma di antico ma sa di rivoluzionario nello stile e presentazione degli eventi narrati. Un ‘horror estremo neo-gotico’ è la migliore definizione e classificazione possibile per questa nuova straordinaria pellicola. Fenomenale, da ‘amore estremo’ a prima vista …. senza se e senza ma!! VALUTAZIONE 5/5
H.E.