V/H/S/2 (2013) di AA.VV.

Dopo solo un anno dal primo ‘capitolo’, ritorna il medesimo format ad episodi, perlopiù found footage, uniti da un filo conduttore legato sempre alle mitiche VHS d’annata.
Forte di una produzione più corposa (americana, canadese e anche indonesiana), questo secondo film antologico ha nelle sue corde un pacchetto di registi destinati a lasciare il segno qui, in precedenza e soprattutto negli anni a venire. Simon Barrett, Adam Wingard, Eduardo Sánchez, Gregg Hale, Timo Tjahjanto, Gareth Evans e Jason Eisener, rappresentano forse la miglior squadra dietro la macchina da presa mai messa in piedi nel franchise V/H/S.

Il film inizia, come nel precedente, con uno stratagemma furbo per visionare successivamente i vari episodi. Una coppia di giovani fidanzati sono investigatori privati e in questo frangente alla ricerca di un ragazzo scomparso. Giunti nella casa di quest’ultimo vi trovano diversi monitor e delle VHS da visionare. Iniziano così una serie di visioni estreme e ai confini della realtà. La prima VHS riprende un uomo, interpretato dallo stesso regista Adam Wingard, al quale è stato innestato un occhio bionico dopo un grave incidente. Quello che vedrà, oltre al mondo reale, lo porterà in territori soprannaturali per nulla rassicuranti. Segue a ruota ‘A Ride in the Park’, opera del regista di ‘The Blair Witch Project’, dove usando la telecamera di un ciclista, ci godiamo in soggettiva una spassosa nuova apocalisse zombie, ‘splatterosa’ e ai limiti della commedia. Dopo questi primi due episodi, carini ma nulla di eclatante, arriva il pezzo forte del film e forse di tutta la succitata serie V/H/S (giunta ad oggi a ben otto pellicole): SAFE HAVEN. Opera di un paio di registi destinati a lasciare un segno indelebile nel cinema più estremo degli ultimi vent’anni, Timo Tjahjanto e Garet Evans, in particolare quest’ultimo con il dittico THE RAID. Questo capitolo segue una troupe di giornalisti intenti a intervistare il padre di una setta adoratrice di un misterioso culto. Dopo solo una manciata di minuti siamo catapultati in un vero e proprio inferno sulla terra, dove gore, splatter, suicidi di massa e un parto demoniaco, ci travolgeranno come pochi film sono riusciti a fare. Una delle perle estreme più degne di nota di tutti i nuovi anni ’10 e che sfiora il capolavoro. Mentre ogni episodio è sempre intervallato dai due giovani investigatori sopra indicati in precedenza, procediamo con il successivo capitolo ‘Slumber Party Alien Abduction’, incentrato su un rapimento alieno e forse l’episodio più debole del lotto, dove le riprese found footage saranno portate anche troppo all’eccesso. L’epilogo è destinato a chiudere il cerchio sui due giovani investigatori, in maniera inaspettata e sicuramente relegando questo quinto capitolo (spezzettato lungo tutto il film) tra quelli più riusciti.

Il pregio di avere diversi episodi per stile e caratteristiche diverse negli horror antologici è sempre stato croce e delizia, in quanto gli episodi più deboli rischiano sempre di sminuire anche i migliori. Al contrario, stili diversi regalano una visione del genere horror estremo più diversificata, e in questo caso moderna e accattivante. In conclusione questa pellicola rappresenta, assieme al primo V/H/S e l’ultimo, ad oggi uscito, V/H/S/85, il film più riuscito di tutta la serie, merito senza dubbio del più volte citato (e giustamente esaltato) episodio estremo demoniaco SAFE HAVEN.
VALUTAZIONE media: 3,5/5

H.E.

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