Finalmente, dopo anni di voci e gestazioni di diversa natura, ha visto la luce una delle antologie horror più attese dagli appassionati dell’estremo. Merito di questa estrema curiosità la serie di nomi di registi, di fama internazionale, dietro a questo progetto: Anthony DiBlasi, Ryan Nicholson, Michael Todd Schneider, Sergio Stivaletti, Nacho Vigalondo, Yoshihiro Nishimura, Uwe Boll, Sergio Stivaletti, Marian Dora e Ruggero Deodato. Alcuni ahimè (il nostro Deodato e Nicholson), sono venuti a mancare in tempi recenti, lasciando parecchio amaro in bocca a chi visionerà adesso questa antologia. Cercando di seguire un sottile filo logico tra i vari episodi/cortometraggi, uniti attraverso un intermezzo a base di carne e macellazione di dubbia provenienza, finiamo per visionare un bignami dell’estremo e del cinema horror più estremo degli ultimi 40 anni. Tra torture, cannibalismo , gotico, stupri, autolesionismo e violenze di varia natura faranno continuo capolino in questa antologia dal sapore a volte antico, di cinema d’annata avvezzo ad effetti speciali old school.
Non tutte le ciambelle però riescono col buco, in quanto episodi riusciti si alternano ad altri meno accattivanti, comunque sempre meritevoli di qualcosa, come ad esempio figure storiche dell’estremo (nell’episodio di Nishimura ritroveremo l’indimenticabile attrice protagonista del capolavoro AUDITION di Takashi Miike) e omaggi al cinema horror anni ’80.
Si inizia con MANNA di Michael Todd Schneider, un ferocissimo torture bondage impreziosito da gore e erotismo violento. A ruota uno degli episodi più deboli, JIGOKU THE HELLE CHEF, un quasi comedy cannibale del giapponese Yoshihiro Nishimura, tanto sangue ma con troppa poca sostanza. Il terzo episodio, BASEMENT di Uwe Boll, è un duro cortometraggio dove incesto e violenza domestica padroneggiano alla grande, mostrando quanto dietro una parvenza di famiglia felice possa nascondersi, in cantina, il peggiore dei mali.
Il quarto, BRIDGE, è opera di Ruggero Deodato. Un corto dal sapore gotico e misterioso per nulla incisivo, escluso il paesaggio italiano degli appennini italiani, sempre mozzafiato.
Segue poi TOPHET QUOROM di Sergio Stivaletti. Un corto completamente ‘italian style’, dove horror gotico e devianze mentali trovano in una setta di invasati il proprio terreno naturale. Nonostante la buona volontà, questo risulterà essere uno dei cortometraggi più deludenti, nonostante le buone premesse iniziali. Il sesto, GOODWIFE, del compianto Ryan Nicholson, è senza dubbio uno dei pezzi forti del lotto. Una coppia disfunzionale che ama violentare e torturare giovani ragazze. Finale, a sorpresa, la vera punta di diamante dell’intera antologia. Settimo corto, un altro gioiello. MORS IN TABULA dell’estremissimo Marian Dora, non delude gli appassionati ed estimatori del misterioso regista tedesco. Un intervento di tracheotomia di un dottore, nazista, ad un ragazzino nelle alpi bavaresi, finirà per trasformarsi in una inevitabile tragedia dai risvolti oscuri.
Ottavo episodio, SINS OF THE FATHER, di Nacho Vigalongo, è un oscuro viaggio familiare di meta cinema e teatro degli orrori, di difficile comprensione ma di estremo fascino. Niente male.
Chiudiamo con MOTHER I MAY di Anthony DiBlasi. Una storia senza infamia e senza lode in un istituto femminile cattolico, dove realtà e fantasia si intrecceranno per creare autolesionismo e dolore perpetuo.
In conclusione THE PROFANE EXHIBIT è un lavoro unico, per quanto concerne l’unione in un’unica antologia di così tanti, differenti e notevoli registi dell’estremo. Al contrario poco fenomenale per quanto concerne la sostanza, in quanto nasce in un periodo estremamente florido e intenso per il cinema estremo indipendente (quello dei primi anni ’10 degli anni duemila) e che finisce per profumare fin troppo di antico e poco innovativo ai giorni nostri. Nonostante le succitate lacune, quest’opera merita assolutamente di finire nel nostro archivio estremo! VALUTAZIONE 3/5
H.E.
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