LA TERRA DEI FIGLI (2021) di Claudio Cupellini

Cercare di copiare stilemi e format del cinema oltreoceano a tutti i costi, da parte di tanti registi italiani, ha spesso confinato questi nella banalità. Non è il caso di Claudio Cupellini, già autore di opere interessanti come ALASKA e UNA VITA TRANQUILLA, il quale sforna (attingendo idee anche da pellicole estere celebri come I FIGLI DEGLI UOMINI e APOCALYPSE NOW) con la sua ultima opera, tratta da una graphic novel di Gipi, una pellicola destinata a regalare emozioni assai rare nel cinema nostrano più recente. LA TERRA DEI FIGLI è una pellicola sci fi post apocalittica, ruvida e mai frnetica, immersa nelle terre e acque italiane del delta del Po (luoghi mai banali, mai citati ma riconoscibili), in un mondo lontano dai comfort attuali, dove anche i sentimenti sembrano banditi e destinati all’oblio.
In un prossimo futuro il mondo è cambiato radicalmente. Una misteriosa guerra ha causato un avvelenamento incontrollato nel mondo civilizzato, costringendo i pochi sopravvissuti a lottare aspramente per qualsiasi cosa, cibo compreso, oltre a veder morire quasi tutti i bambini ‘nati dopo il veleno’. In particolare seguiamo le vicende amare di un padre ed un figlio, con quest’ultimo trattato come una bestia, incapace di leggere e ossessionato dal conoscere il mondo esterno oltre la misteriosa ‘chiusa’. Quando un tragico evento costringerà il figlio ad allontanarsi da solo verso l’ignoto, armato fino ai denti e in possesso di un misterioso quaderno ereditato dal padre, in un faticoso viaggio lungo il grande fiume che lo porterà a conoscere orrori e cattiverie umane inimmaginabili ….
Basterebbe la cruda scena d’apertura per sintetizzare quanto il nostro mondo sia cambiato per sempre. Per rendere credibile, in maniera convincente, questa nuova Italia post apocalittica, il regista utilizza al meglio location reali, della valli di Comacchio (chiedere a Pupi Avati quanto questi luoghi siano perfetti per mostrare lati oscuri della nostra umanità) e della laguna di Chioggia, fin troppo (im)perfette per narrare di un futuro avvelenato e tristemente irrecuperabile. Nella prima parte siamo perfettamente calati in questo contesto senza speranza, con pochi ma incisivi personaggi che ben rappresentano gli orrori di questo futuro aberrante. Nella seconda parte il film si evolve, trasformandosi in un horror drammatico dove torture, sevizie, cannibalismo e soprattutto sofferenze interiori, segneranno definitivamente di pari passo cuore, anima e futuro del giovane protagonista. Da evidenziare, oltre alle ottime musiche di sottofondo, le buone performance dei tanti (anche se inizialmente sembrano pochi) protagonisti, primari e secondari. Dal giovane protagonista interpretato da Leon Faun alla figura emblematica e significativa di un sempre ottimo Valerio Mastandrea, il quale regala nel finale una performance di altissimo livello.
Considerato il numero esiguo di pellicole italiane estreme di qualità, LA TERRA DEI FIGLI è un film che merita di essere visto e divulgato il più possibile, in quanto dimostra (oltre ad essere un monito impietoso per quanto concerne l’umanità a rischio estinzione), come nei nostri gloriosi anni ’70, che la nostra Italia, se visionata dalla giusta prospettiva, regala luoghi e ambientazioni perfette per il cinema più cupo ed estremo. Notevole!! VALUTAZIONE 4/5

H.E.

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