TO DIE FOR (DA MORIRE) del 1995 di Gus Van Sant

TO DIE FOR segna per il regista Gus Van Sant, forte di un successo di critica con i suoi primi lavori, il passaggio dal cinema cosiddetto ‘indie’ a quello mainstream, con una storia più adatta al grande pubblico senza però snaturare la sua visione della società americana marcia, corrotta e facilmente influenzabile, sin dalla giovani generazioni.
DA MORIRE, titolo italiano, è basato sul romanzo omonimo di Joyce Maynard, il quale a sua volta trae spunto da una storia di cronaca nera realmente accaduta, dissimile per protagonisti ma concettualmente in linea con quanto mostrato nel film.
Suzanne Stone vuole diventare una conduttrice di notizie di fama mondiale ed è disposta a fare qualsiasi cosa per ottenere ciò che desidera sin da bambina. Suzanne compensa la scarsa cultura e intelligenza con una ferrea determinazione associata ad una diabolica astuzia. Mentre persegue il suo obiettivo con una determinazione fuori dal comune, è costretta a distruggere qualsiasi cosa e chiunque possa ostacolarla, marito compreso, indipendentemente dal costo finale o dai mezzi necessari …
Se dobbiamo scegliere alcuni titoli in grado di sintetizzare gli anni ’90, TO DIE FOR non può mancare. Una fotografia spietata di quel decennio in quanto rappresenta un collante perfetto tra lo stile pop imperante degli anni ’80 ed il disagio giovanile segnato da una crisi di identità e rabbia, destinate a sfociare da lì a breve in stragi e violenze improvvise nel cuore degli Stati Uniti (ved. ELEPHANT). Un film, dopo quasi trent’anni, anche incredibilmente moderno, se associamo il desiderio di apparire ad ogni costo in tv con gli attuali social network, amplificatori sociali di ego e fama a livelli sproporzionati. La capacità, da parte del regista americano di origini olandesi, di coniugare egregiamente (falso) documentario, talk show, satira sociale e umorismo nerissimo, racchiude ed esalta al meglio il cinismo sadico del pubblico per il crimine vero, dove la verità è destinata a passare in secondo piano al cospetto dello spettacolo.
A rendere credibile una storia così incredibile, abbiamo un cast in stato di grazia, con un amalgama perfetto di attori affermati con altri in rampa di lancio. Se Nicole Kidman mette in luce, oltre ad una bellezza disarmante e ovattata al punto giusto in stile barbie, una capacità recitativa fuori dal comune, va evidenziata l’ottima performance di un giovanissimo Joaquin Phoenix, perfetto nel coniugare ingenuità e stupidità giovanile. Il classico braccio armato facilmente manovrabile da una mente diabolica ma non per forza eccelsa, come quella della vedova nera, anzi rosa, di turno.
Il film scorre veloce e a meraviglia, divertendo al punto giusto e lasciando parecchio amaro in bocca quando serve. Se tra i tanti cameo eccellenti è impossibile non citare quello nel finale di David Cronenberg, il lato negativo della pellicola risiede solo, e non è poco, nella volontà totale di dover immaginare, con troppe scene fuori campo, le sequenze più hard, estreme e violente. Un compromesso che ha segnato, ahimè, diverse pellicole di quel periodo in quanto destinate, come anticipato sopra, ad un pubblico ampio e mainstream.
In conclusione TO DIE FOR è una black comedy perfettamente bilanciata, dove crimine e satira si alternano costantemente, lasciando solo allo spettatore il compito di giudicare eccessi e desideri estremi di una società come quella americana ma anche occidentale in generale, costruita a regola d’arte sull’apparenza e poco sulla sostanza. Niente male!! VALUTAZIONE 3,5/5

H.E.

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